A cosa serve raccontare la Terni che fu.
Gia: Terni che fu!
Se avrete la compiacenza di seguirci di notizie ad hoc ne troverete assai. Intanto con Varrone: “Oppidum Interamna dictum, uod inter amnesi costitum”, che successivamente, per distinguerla dalle altre Interamna vi si aggiunse Nahars o Nahartiium, col quale fu precisato che essa sorgeva sulla sponda della Nera (Nar).
Dalla epigrafia romana questo nome passa ai documenti medievali modificato in Interapna, poi in Terapna e Teramne; nei secoli successivi abbiamo Terani e finalmente Terni.
La etimologia è chiara : città posta tra i fiumi o tra le acque.
E sin dal tempo di Pasquale secondo l’ampiezza e grandezza dei suoi antichi edifici, che fino a quell’ora ne restavano in piedi, si dimostrava celebre, che però lui volle in una sua bolla data nel Laterano nel 1099, onorata col titolo di nobile e insigne città.
Fu anche “Splenditissimo municipio de’ Romani”, dicendolo il seicentista Giacomo Lauro nel suo “Interamna vulgo Terni”.
Ai giorni nostri fu anche appellata “La piccola Manchester Italiana” per le industrie che la caratterizzarono a partire dalla fine del 1800.
Insomma una città che ha avuto e dato tanto.
Con i Capitani del popolo, Podestà e Governatori forniti a varie municipalità; con i suoi “Colonnelli e Capitani, dei quali si è avuto notizie e sono stati in fazione”, presentatici da Francesco Angeloni nella sua Storia di Terni, con le circa venti Confraternite laiche e di mestiere che operarono per secoli in città.
Dunque, intanto grazie per l’attenzione che ci riserverete, ma anche e soprattutto per gli stimoli che ci farete giungere ad approfondire vieppiù le nostre ricerche”.
Enio Navonni (1935-2017)
(curatore ricerche storiche di Terni che fu)